Sunday, April 24, 2011

L-Għid it-Tajjeb lil kulħadd!


Resurrexit, sicut dixit, alleluia!


L-Għid it-Tajjeb lil kulħadd u nawgura li dalwaqt iseħħ dak li Pro Tridentina (Malta) qed taħdem għalih!

Sunday, April 17, 2011

What's in a (sur)name?

A year ago, His Holiness Pope Benedict XVI visited Malta. To remember this important event for my country, today I am including an interesting interview with assistant personal secretary to Pope Benedict XVI, Mgr. Alfred Xuereb (in the photo praying with His Holiness and Mgr. Georg Gänswein, the Pope's personal secretary).
A colloquio con monsignor Alfred Xuereb, della segreteria particolare del Pontefice

Paolo, Benedetto e il regalo dei maltesi

Le mani del Pontefice hanno stretto quelle delle vittime degli abusi

di Gianluca Biccini

"Dalla scura nube, poi brillanti scendon per te gocce di cristallo". Saggezza antica quella del popolo maltese, abituato a leggere segni di speranza anche nelle difficoltà. È successo con il naufragio di san Paolo, trasformatosi in occasione provvidenziale per l'evangelizzazione del piccolo arcipelago; e in qualche modo è accaduto di nuovo con il viaggio compiuto da Benedetto XVI il 17 e il 18 aprile scorsi, per celebrare i 1950 anni dell'approdo dell'Apostolo sull'isola. Parola di chi conosce bene sia Malta - dov'è nato cinquantuno anni fa e dov'è stato ordinato sacerdote nel 1984 - sia il Pontefice, di cui è addetto alla segreteria particolare. E da quest'ottica privilegiata monsignor Alfred Xuereb offre al nostro giornale una rilettura della visita del Papa. Una visita apertasi sotto la "scura nube" provocata dal vulcano islandese, che ha paralizzato i cieli di mezza Europa, e sotto quella degli attacchi mediatici alla Chiesa per alcuni casi di abusi sessuali commessi da membri del clero. Ma che si è conclusa con le "gocce di cristallo" di un successo andato al di là di ogni più ottimistica previsione. Schivo e riservato, come esige l'ufficio che ricopre dal settembre del 2007, in quest'intervista monsignor Xuereb racconta il dietro le quinte del quattordicesimo viaggio internazionale di Benedetto XVI.


All'udienza generale di mercoledì 21 aprile il Papa ha paragonato l'accoglienza ricevuta a Malta con quella sperimentata 1950 anni prima da san Paolo dopo il naufragio. Lei che lo ha accompagnato da vicino può raccontarci com'è andata?


La calorosa ospitalità che san Paolo ha ricevuto dagli abitanti dell'isola è documentata dal capitolo 28 degli Atti degli apostoli. Nei primi due versetti si narra che, "una volta in salvo", Paolo e i suoi vennero "a sapere che l'isola si chiamava Malta" e che "gli indigeni" trattarono i nuovi arrivati "con rara umanità". Questa bellissima espressione sta molto a cuore ai maltesi. E forse il testo in tedesco degli Atti la rende ancora più eloquente, quando spiega che i maltesi hanno dimostrato un'amicizia e una cordialità non comuni accogliendoli appunto con: ungewönliche freundlichkeit. Sappiamo che Paolo aveva fatto insieme a Luca moltissimi viaggi durante i quali avevano più volte sperimentato l'accoglienza delle popolazioni visitate. Ma a Malta l'accoglienza doveva essere stata talmente speciale da spingerli a lasciare per iscritto una testimonianza di quell'esperienza. Per quel che ho potuto constatare personalmente, penso si possa tranquillamente affermare che un simile calore è stato riservato al Pontefice: a cominciare dalle parole di benvenuto rivoltogli dal presidente della Repubblica, il signor George Abela, fino al canto dei cinquemila bambini che nel piazzale antistante il palazzo presidenziale a Valletta gli hanno augurato buon compleanno in maltese, in inglese e in tedesco.


Benedetto XVI si aspettava tutto questo? E lei, personalmente, visto che conosce bene i suoi conterranei, era ottimista in proposito?


Il Papa ha più volte parlato in privato di questo bell'incontro con la popolazione di Malta: della folla entusiasta che lo ha reso felice, sorprendendolo con tanto calore. Io ero fiducioso del successo del viaggio perché conoscevo il grande sforzo organizzativo che c'era stato sia qui in Vaticano, da parte degli uffici competenti sotto l'attenta guida della Segreteria di Stato, sia a Malta da parte della Chiesa e del Governo. La nunziatura apostolica in Malta ha coordinato il tutto con particolare cura, affrontando e risolvendo i diversi problemi man mano emersi. Personalmente devo ammettere però che ero timoroso che gli attacchi mediatici sferrati ingiustamente contro la persona del Papa potessero in qualche modo oscurare il suo messaggio. Vivendo poi in un'era tecnologica, la mia preoccupazione era anche che la popolazione maltese potesse preferire la comodità di casa e seguire gli avvenimenti in televisione, anziché scendere nelle strade per accoglierlo. Invece, da questo punto di vista, il viaggio è stato un grande successo perché c'è stata una reazione contraria: lungo il tragitto della papamobile non c'era una strada che non fosse piena di uomini, donne, giovani e bambini in festa; tutti sventolavano bandierine con i colori del Vaticano e della Repubblica di Malta; le bande musicali suonavano nelle piazze antistanti le circa quaranta chiese incontrate lungo il percorso. Diverse parrocchie hanno esposto la statua del santo patrono, come espressione di benvenuto, invocando la benedizione del Pontefice.


Lei è stato uno dei pochissimi testimoni dell'incontro del Papa con le vittime di abusi. Può descrivercene l'atmosfera?


È stato un momento molto toccante e di speciale grazia. Nella cappella della nunziatura, dapprima il vescovo di Gozo, monsignor Mario Grech, ha introdotto l'incontro con una breve preghiera in un clima di grande raccoglimento che mi rimanda col pensiero all'esperienza di Pentecoste, quando lo Spirito discese sugli apostoli riuniti nel Cenacolo insieme a Maria. Soprattutto è emersa la singolare paternità di Benedetto XVI. Basti pensare che il portavoce delle vittime ha riferito così ai giornalisti che lo hanno intervistato: "Quando ho incontrato il Papa, mi sono reso conto di avere davanti a me una persona molto diversa da come viene descritta dai media". È rimasto toccato dal fatto che il Papa fosse visibilmente commosso e sinceramente dispiaciuto per quanto accaduto. Benedetto XVI ha anche apprezzato il loro coraggio nel denunciare quanti hanno commesso gli abusi. Inoltre le vittime sono rimaste colpite dal fatto che il Papa abbia preso le loro mani tra le sue. Quel momento mi ricorda il gesto misericordioso di Gesù che toccava e sanava. Anche in questo caso abbiamo avuto una guarigione, magari non fisica, ma sicuramente spirituale e psicologica. Tanto è vero che uno di loro ha affermato: "Ormai per me è un capitolo chiuso. Ora posso ricominciare con fiducia rinnovata nella Chiesa e nei membri della Chiesa che sono fedeli al loro ministero sacerdotale". L'incontro è durato circa mezz'ora, ma i presenti hanno avuto la sensazione che se avessero parlato più a lungo il Papa li avrebbe ascoltati per tutto il tempo. E questo nonostante fosse stanco ed in forte ritardo sul programma previsto. Perciò quando si è congedato, i presenti ci hanno chiesto più volte, con insistenza, di porgere al Papa il loro vivo ringraziamento. E si leggeva nei loro volti tanta commozione. Mi preme aggiungere che questo incontro è stato ben preparato dai vescovi di Malta e dai loro collaboratori. L'arcivescovo, monsignor Paul Cremona, aveva già incontrato le vittime nella sua abitazione privata. Tale incontro era durato oltre due ore, in un clima di particolare commozione.


Al di là del protocollo e dei discorsi ufficiali, può sottolineare qualche particolare della visita del Papa?


Più volte, prima del viaggio a Malta, Benedetto XVI aveva espresso il desiderio di visitare un sito paolino. Per questo, quando da solo, in ginocchio, ha potuto pregare nel luogo che fu la dimora dell'Apostolo durante i tre mesi del suo soggiorno a Malta, è come se avesse potuto immergersi, calarsi in quella realtà e incontrare personalmente il grande evangelizzatore delle genti. È come se avesse potuto toccare con mano l'apostolo di cui aveva fatto conoscenza tramite le sue lettere.


E poi domenica c'è stata la messa a Floriana.


È stata il cuore del pellegrinaggio. Penso che durante la celebrazione dell'Eucaristia il Papa abbia potuto percepire la fede matura dei presenti, espressa tramite una devozione sincera, che non era solo esteriore: i cinquantamila sul piazzale dei Granai hanno ascoltato le sue parole con attenzione e hanno partecipato con consapevolezza alla liturgia eucaristica. Durante il ringraziamento dopo la comunione c'era un tale silenzio da poter sentire il cinguettio degli uccelli sugli alberi circostanti. Da questa esperienza di una Chiesa viva che celebra la vittoria del Signore Risorto sul peccato e sulla morte il popolo di Malta è ripartito rinvigorito nella fede.


L'esatto contrario del frastuono assordante dei giovani al porto di Valletta?


Sì, si sa, i giovani sono così. Ma era evidente che si trattava di una gioia interiore. Sia durante la navigazione in catamarano sia sulla banchina dov'era allestito il palco, Benedetto XVI ha sperimentato la freschezza di questa Chiesa che continua a crescere soprattutto grazie alle nuove generazioni che vogliono conoscere Cristo. Ciò si riflette anche nelle comunità parrocchiali, dove i giovani partecipano attivamente alle celebrazioni e agli incontri di formazione. Molti turisti di ritorno da Malta esprimono la meraviglia che mentre in molte chiese d'Europa si vedono in prevalenza persone anziane, nelle parrocchie dell'arcipelago è normale trovare tanti ragazzi e ragazze.


I maltesi sembrano un originale mix tra rigore britannico e solarità mediterranea. Si riconosce in questa definizione?


Mi sembra che i maltesi siano fatti di tutt'altra pasta. Nonostante un secolo e mezzo di dominazione da parte dell'Impero britannico, noi maltesi non abbiamo imparato più di tanto a osservare la puntualità, né la precisione tipica degli inglesi; al contrario siamo chiassosi e molto più spontanei, per non dire anche poco curanti delle formalità e del protocollo. Ma, in compenso, come dice lei, siamo un popolo solare. E questo l'hanno notato anche alcuni dei membri del seguito papale apprezzando la freschezza dei volti e il calore sincero.


Lei è uno dei moltissimi sacerdoti maltesi che vivono lontano dalla patria.


Da quando ho il privilegio di vivere nell'appartamento pontificio, più volte Benedetto XVI ha mostrato la sua sorpresa e la sua soddisfazione nel constatare quanti preti e quante suore maltesi siano presenti in varie parti del mondo. Glielo riferiscono soprattutto i vescovi in visita ad limina. Questo fatto però non è solo una questione di generosità da parte nostra che evidentemente ci rende orgogliosi, ma ha anche una ricaduta positiva sulla comunità ecclesiale locale. Essa è rimasta una Chiesa viva perché missionaria: quando questi missionari visitano i loro familiari a Malta organizzano messe o incontri, in cui raccontano le loro esperienze. E la popolazione si sente coinvolta nella pastorale missionaria: non si limita a raccogliere soldi e viveri per poi mandarli a chi ne ha bisogno tramite "il loro" missionario, ma segue i progetti, si reca sui luoghi a dare una mano. Proprio durante il viaggio del Papa ho scoperto con piacere come siano in aumento i gruppi, specialmente di giovani, che vanno a fare soggiorni con esperienza missionaria insieme ai loro sacerdoti in India, in Brasile, in Albania, in Etiopia, in Guatemala, nel Perú, e in altre parti del mondo dove operano i nostri missionari. Il Santo Padre, come è noto, ne ha incontrati oltre duecento nella chiesa di San Paolo a Rabat la sera del suo arrivo a Malta.


A cos'è dovuta questa generosità?


Normalmente, i missionari maltesi riescono a inserirsi e ad adattarsi bene nell'ambiente in cui si trovano. Per loro conta molto il sensus ecclesiae, per cui lavorare per la Chiesa in Australia o in Africa o in Brasile è come lavorare per la Chiesa di Malta. Io provengo dalla diocesi di Gozo: ventisettemila abitanti, quindici parrocchie, un centinaio di sacerdoti. Nel periodo di formazione i seminaristi sono inviati a fare un'esperienza di lavoro all'estero interrompendo gli studi per un anno intero. Io ho vissuto l'anno intermediario lavorando in un ospedale in Germania. È anche previsto che dopo l'ordinazione sacerdotale si dedicano almeno due anni di ministero fuori Malta per sperimentare l'universalità della Chiesa.


E lei è stato inviato a Roma?


In realtà da giovane sacerdote volevo fare il missionario, magari in Brasile, perché il mio vescovo di allora, monsignor Nikol Joseph Cauchi, oggi emerito, ci aveva incoraggiati a formare in seminario un gruppo missionario di cui ero segretario. Volevo partire per una terra di missione, attirato anche dalla bella testimonianza di sacerdoti della mia diocesi che da anni lavorano all'estero. Solo che quando manifestai il mio desiderio al vescovo, mi disse che non voleva distogliermi da questo buon proposito, ma che prima reputava utile "farmi le ossa" in Europa, perché l'esperienza missionaria oltre che affascinante è altrettanto difficile. Così in due parrocchie romane ho fatto delle ricche esperienze pastorali: lì ho imparato a esercitare il ministero sacerdotale offrendo il mio contributo nella catechesi degli adolescenti e degli adulti e alla mensa per i poveri dove, con gli immigrati di lingua araba, cercavo di farli sentire accolti salutandoli con frasi maltesi, visto che gli idiomi sono simili. Successivamente la Provvidenza mi ha condotto su una "nuova rotta".


L'ordinamento maltese non legalizza né l'aborto né il divorzio. Ritiene che questo modello possa essere esportabile o che prima o poi anche Malta finirà con l'allinearsi al resto del mondo?


Molti Paesi, soprattutto europei, ritengono che nell'ordinamento maltese ci sia un deficit di democrazia. Invece qui la legislazione rispecchia i sentimenti della maggioranza della popolazione, che aderisce al Vangelo piuttosto che alla mentalità secolare del mondo di oggi. E in tal modo i maltesi, per usare l'allegoria evangelica, costituiscono quella luce che è collocata non sotto il letto, ma sopra il candelabro; una città sopra il monte, che è lì, come testimonianza per chiunque voglia accoglierla. Ovviamente se dovessero cambiare le cose, ritengo che questo sarebbe senz'altro un passo indietro, certamente non un progresso.


Crocevia tra l'Europa e l'Africa del Nord, l'arcipelago rappresenta spesso una rotta obbligata per i disperati in cerca di nuove possibilità. Ma le politiche maltesi in materia di immigrazione attirano numerose critiche. Può aiutarci a capire come stanno realmente le cose?


Credo che si tratti di un'impressione sbagliata. I fatti dimostrano il contrario: dal 2002, quando sono iniziati gli sbarchi dal Nord Africa sono stati accolti ben tredicimila immigrati. Tantissimi su una popolazione di appena 443 mila individui, che però detiene il primato europeo, e il terzo posto al mondo, di densità demografica. Oggi gli immigrati sono circa quattromila, accolti in numerose strutture, assistiti sia dal Governo, che provvede con un piccolo sostentamento economico, e ha rafforzato le leggi contro lo sfruttamento, equiparando gli immigrati ai dipendenti maltesi; sia dalla Chiesa, che ha allestito quattordici case di accoglienza e offre loro viveri, vestiario, e cerca di aiutarli nell'ottenere i documenti o un impiego. Va aggiunto che essi non hanno intenzione di rimanere a Malta: la loro destinazione è l'Europa continentale per ricongiungersi con amici e familiari che li hanno preceduti.


Concludiamo tornando al viaggio. Ha avuto riscontri da parte dei maltesi?


Al ritorno in Vaticano sono stato inondato da e-mail, sms, e telefonate di gente rimasta particolarmente colpita dalle espressioni dolci e paterne di Benedetto XVI. Hanno scritto per manifestare la loro gratitudine al Papa. Uno di questi messaggi diceva: "Ci è successo come gli Apostoli quando Gesù è asceso in Cielo: il Papa è partito ma noi continuiamo a parlare di lui col cuore pieno di gioia!". Un altro diceva: "Mi si è spezzato il cuore vederlo partire, tuttavia il Papa ha lasciato dietro di sé una scia di santità".


Il Papa ha detto qualcosa in proposito?


Ritornava volentieri a parlare dell'entusiasmante esperienza vissuta a Malta, e quando gli ho confidato l'infinita riconoscenza per il grandissimo dono fattoci nell'aver scelto di visitare Malta, tra i tanti inviti che riceve ogni giorno, egli ha risposto: "Il regalo l'ho ricevuto anche io!". Mi è restata in cuore l'impressione che, come san Paolo, dopo aver sperimentato una furiosa tempesta, ripartì dall'isola rinfrancato dalla "rara umanità" degli abitanti a cui aveva offerto il dono della fede cristiana, sia accaduto altrettanto per il nostro amato Benedetto XVI.


(©L'Osservatore Romano 5 maggio 2010)

Friday, April 15, 2011

Stabat Mater





+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Joánnem (Ioann. XIX, 25-27). In illo témpore: Stabant juxta crucem Jesu mater ejus, et soror matris ejus María Cléophae, et María Magdaléne. Cum vidísset ergo Jesus matrem, et discípulum stantem, quem diligébat, dicit matri suae: Múlier, ecce fílius tuus. Deínde dicit discípulo: Ecce mater tua. Et ex illa hora accépit eam discípulus in sua.



Litaniae Dominae nostrae Dolorum



(ad usum privatum tantum)



Kyrie, eleison.



Christe, eleison.



Kyrie, eleison.



Christe, audi nos.



Christe, exaudi nos.



Pater de caelis, Deus, miserere nobis.



Fili, Redemptor mundi, Deus, miserere nobis.



Spiritus Sancte Deus, miserere nobis.



Sancta Trinitas, unus Deus, miserere nobis.



Sancta Maria, ora pro nobis.



Sancta Dei Genetrix, ora pro nobis.



Sancta Virgo virginum, ora pro nobis.



Mater crucifixa, ora pro nobis.



Mater dolorosa, ora pro nobis.



Mater lacrimosa, ora pro nobis.



Mater afflicta, ora pro nobis.



Mater derelicta, ora pro nobis.



Mater desolata, ora pro nobis.



Mater filio orbata, ora pro nobis.



Mater gladio transverberata, ora pro nobis.



Mater aerumnis confecta, ora pro nobis.



Mater angustiis repleta, ora pro nobis.



Mater cruci corde affixa, ora pro nobis.



Mater maestissima, ora pro nobis.



Fons lacrimarum, ora pro nobis.



Cumulus passionum, ora pro nobis.



Speculum patientiae, ora pro nobis.



Rupes constantiae, ora pro nobis.



Ancora confidentiae, ora pro nobis.



Refugium derelictorum, ora pro nobis.



Clipeus oppressorum, ora pro nobis.



Debellatrix incredulorum, ora pro nobis.



Solatium miserorum, ora pro nobis.



Medicina languentium, ora pro nobis.



Fortitudo debilium, ora pro nobis.



Portus naufragantium, ora pro nobis.



Sedatio procellarum, ora pro nobis.



Recursus maerentum, ora pro nobis.



Terror insidiantium, ora pro nobis.



Thesaurus fidelium, ora pro nobis.



Oculus Prophetarum, ora pro nobis.



Baculus Apostolorum, ora pro nobis.



Corona Martyrum, ora pro nobis.



Lumen Confessorum, ora pro nobis.



Margarita Virginum, ora pro nobis.



Consolatio Viduarum, ora pro nobis.



Laetitia Sanctorum omnium, ora pro nobis.



Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, parce nobis, Iesu.



Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, exaudi nobis, Iesu.



Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis, Iesu.



Scribe, Domina, vulnera tua in corde meo, ut in eis legam dolorem et amorem: dolorem, ad sustinendum per te omnem dolorem: amorem, ad contemnendum per te omnem amorem.



Respice super nos, libera nos, salva nos ab omnibus angustiis in virtute Iesu Christi.



V. Ora pro nobis, Virgo dolorossisima.



R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.



Oremus.



Intervéniat pro nobis, quaésumus, Dómine Jesu Christe: nunc, et in hora mortis nostrae, apud tuam cleméntiam beáta Virgo María Mater tua ; cujus sacratíssimam ánimam in hora tuae passiónis dolóris gládius pertransívit: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum.



R. Amen.

Thursday, April 14, 2011

Third Conference on Summorum Pontificum


The Association Youth and Tradition And the Sodality Priestly Friends of Summorum Pontificum


Rome, 13-15 May 2011


The Third Conference on the Motu Proprio Summorum Pontificum of the Holy Father, Pope Benedict XVI


“Hope for the entire Church”


Programme: Friday, 13 May 2011 (Pre-Conference)

Parish of SS. Trinità dei Pellegrini


17,00: Introduction and Welcome Rev. Father Vincenzo M. Nuara O.P. (Moderator of the Sodality Priest Friends of Summorum Pontificum) Rev. Father Joseph Kramer F.S.S.P (Pastor of the Personal Parish of SS. Trinità dei Pellegrini)


17,15: Holy Rosary and the chanting of the Litany of Loreto


18,00: Spiritual Conference: “Liturgy and Priestly Life” Rev. Father Cassian Folsom OSB (Prior of the Monastery of St. Benedict at Norcia)


19,00: Pontifical Vespers Priests’ Consecration to the Immaculate Heart of Mary Benediction of the Blessed Sacrament (Officiating: His Excellency Most Rev. Athanasius Schneider, Auxiliary Bishop of Astana) (Service at the altar and music: The Priestly Fraternity of St. Peter)


Saturday, 14 May 2011 (Conference) Pontifical University of St. Thomas Aquinas (Angelicum), Aula Minor


8,00: Holy Mass in the Church of Sts. Domenic and Sisto at the Angelicum


9,00: Chanting of the Veni Creator Welcome and Introduction Dr. Angelo Pulvirenti (President of the Association Youth and Tradition) Rev. Father Vincenzo M. Nuara O.P. (Honorary President of the Association Youth and Tradition) Commemorative Video Presentation (Dr. Emanuele Pressacco)


9,30 1st Paper: The Sacred Liturgy, Life of the Church His Eminence Antonio Cardinal Cañizares Llovera (Prefect of the Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments)


10,15 2nd Paper: Spirit of the Liturgy, Liturgy of the Spirit His Excellency Most Rev. Marc Aillet (Bishop of Bayonne, France)


11,00 Break


11,30 3rd Paper: The Ancient Liturgy of the Church: Ecumenical Bridge His Eminence Kurt Cardinal Koch (President of the Pontifical Council for the Promotion of Christian Unity)


12,15 4th Paper: The Minor Orders and holy service at the Altar His Excellency Most Rev. Athanasius Schneider (Auxiliary Bishop of Astana)


15,00 Recitation of the Holy Rosary


15,30 A perspective: The Motu Proprio Summorum Pontificum, assessment and possibilities (Mons. Guido Pozzo, Secretary, Pontifical Commission “Ecclesia Dei”


16,00 5th Paper: The Episcopate in the Roman Pontifical (from the editio princeps 1595-96 until the editio typica of 1961-62). A theological liturgical reflection. (Mons. Nicola Bux, Teological Institute of Bari)


17,00 Break


17,30 6th Paper: The apostolic-patristic origins of the “Tridentine Mass” (Sr. M. Francesca of the Immaculate, F.I. of Città di Castello)


18,15 7th Paper: Latin, liturgical language of the Church and of Catholicity (Prof. Roberto de Mattei, European University of Rome) Concluding Remarks: Rev. Father Vincenzo M. Nuara, O.P.


19,00 Chanting of the Te Deum and Benediction of the Blessed Sacrament (Officiating: His Eminence Dario Cardinal Castrillon Hoyos, President Emeritus of the Pontifical Commission “Ecclesia Dei”) (Service at the altar and music: Franciscans of the Immaculate)


Sunday, 15 May 2011 The Papal Basilica of St. Peter at the Vatican Altar of the Chair


8,00 Pontifical Mass at the Faldstool in the Ancient Roman Rite (Celebrant: His Eminence Antonio Cardinal Cañizares Llovera, Prefect of the Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments) Assistant Priest: Rev. Father Almir De Andrade, F.S.S.P Diacono: Rev. Father Mark Withoos Subdeacon: Rev. Mons. Patrick Descourtieux (Officials of the Pontifical Commission Ecclesia Dei) Familiari: Mons. Nicholas Thevenin – Mons. Marco Agostini Master of Ceremony: Rev. Father Gilles Guitard, I.C.R.S.S. Liturgical Functions: Institute of Christ the King, Sovereign Priest Musical Services: Gregorian Choir: Pontifical Institute of Sacred Music in Rome Directed by Maestro Mons. Renzo Cilia Polifonia: Domenico Bartolucci Foundation Choir Directed by His Eminence Maestro Domenico Cardinale Bartolucci Organist: Maestro Andrea Buccarella


12,00 Regina Coeli of the Sovereign Pontiff His Holiness Pope Benedict XVI in Piazza San Pietro


TE DEUM LAUDAMUS

Saturday, April 9, 2011

Ventidue Anni di "Ecclesia Dei". Un Bilancio


di Giancarlo Rocca


Il 2 luglio 1988 veniva istituita la pontificia commissione "Ecclesia Dei" con l'omonimo motu proprio di Giovanni Paolo II. L'obiettivo iniziale era quello di facilitare il rientro nella piena comunione della Chiesa di sacerdoti, seminaristi, religiosi, religiose, gruppi e singoli che, non condividendo la riforma liturgica del concilio Vaticano II, si erano legati alla fraternità sacerdotale San Pio X fondata da monsignor Marcel Lefebvre, ma non avevano condiviso il gesto, da lui compiuto nel 1988, di consacrare alcuni vescovi.


In seguito, la "Ecclesia Dei" ha ampliato le proprie competenze, ponendosi al servizio di tutti coloro che, anche senza legami con i gruppi di monsignor Lefebvre, desiderano conservare la liturgia latina anteriore nella celebrazione dei sacramenti, in particolar modo dell'eucarestia. In pratica, alla "Ecclesia Dei" è stato attribuito il compito di conservare e preservare il valore della liturgia latina della Chiesa fissata nella riforma del 1962 da Giovanni XXIII.


Il cammino percorso dalla "Ecclesia Dei" in questi quasi ventidue anni è stato notevole.


Nel 1988, anno della sua fondazione, ha concesso l'approvazione pontificia alla fraternità sacerdotale San Pietro e alla fraternità san Vincenzo Ferreri.


La prima era stata fondata subito dopo lo scisma del 1988 e aveva avuto come primo superiore don Joseph Bisig, già assistente generale della fraternità San Pio X con monsignor Lefebvre.


La seconda era nata nel 1979 per opera di padre Louis-Marie de Blignières, che aveva ritenuto la dichiarazione conciliare "Dignitatis humanae" sulla libertà religiosa contraria all'insegnamento tradizionale della Chiesa, e poi, dopo uno studio più accurato, si era convinto che il Vaticano II non rappresentava una rottura.


Sono seguite altre approvazioni pontificie di istituti:


– l'abbazia Santa Maddalena, fondata nel 1970 dal padre Gerardo Calvet, un monaco della congregazione benedettina sublacense (1989);


– l'abbazia Nostra Signora Annunciazione, con sede a Le Barroux, in Francia, fondata nel 1979 come ramo femminile dell'abbazia Santa Maddalena, fondata dal padre Calvet (1989);


– le madri della Santa Croce, con casa generalizia in Tanzania, fondate nel 1976 da suor Maria Stieren, delle benedettine missionarie di Tutzing, e da padre Cornelio Del Zotto, dei frati minori (1991);


– i servi di Gesù e Maria, fondati nel 1988 dal sacerdote ex gesuita padre Andrea Hönisch e attualmente con sede in Austria (1994);


– le canonichesse regolari della Madre di Dio, fondate in Francia nel 1971 e collegate con i canonici regolari della Madre di Dio (2000);


– i missionari della Santa Croce, con casa generalizia in Tanzania, fondati nel 1976, che costituiscono il parallelo maschile delle madri della Santa Croce (2004);


– l'istituto San Filippo Neri, fondato nel 2003 da don Gerald Goesche, con sede a Berlino, in Germania (2004);


– l'istituto del Buon Pastore, fondato nello stesso anno in Francia da don Philippe Laguérie insieme con alcuni sacerdoti usciti dalla fraternità sacerdotale san Pio X (2006);


– l'oasi di Gesù Sacerdote, fondata nel 1965 da padre Pedro Muñoz Iranzo e con sede ad Argentona, in Spagna (2007);


– l'istituto Cristo Re sommo sacerdote, fondato da monsignor Gilles Wach nel 1988, con sede a Sieci, Firenze (2008);


– le adoratrici del Cuore regale di Gesù Cristo sommo sacerdote, fondate nel 2000, con sede a Sieci, Firenze, che costituiscono il ramo femminile dell'istituto Cristo Re sommo sacerdote (2008).


Sono attualmente in corso le approvazioni di diritto diocesano dei figli del Santissimo Redentore, fondati nel 1988 e con sede in Scozia, e della fraternità di Cristo sacerdote e Santa Maria Regina, con sede a Toledo, in Spagna.


Molte altre sono le fondazioni – singoli monasteri e conventi di suore – che celebrano la liturgia secondo il rito del 1962 ed è impossibile elencarli. Qui però è necessario ricordare il cammino percorso dalla diocesi di Campos in Brasile, il cui vescovo, vicino alle posizioni di monsignor Lefebvre, nel 1981 ha rassegnato le dimissioni per raggiunti limiti di età e in seguito ha fatto parte della società sacerdotale di San Giovanni Battista Maria Vianney. Nel 2002 la società è rientrata nella comunione della Chiesa ed è stata costituita come amministrazione apostolica personale – limitata al territorio della diocesi di Campos – per i fedeli legati alla tradizione tridentina. In questa nuova amministrazione apostolica nel 2008 ha ricevuto l'approvazione di diritto diocesano l'istituto del Cuore Immacolato di Maria, che era stato fondato nel 1976.Come si vede, sono già un discreto numero gli istituti che hanno ottenuto l'approvazione pontificia, con la possibilità di seguire il rito tradizionale nella Chiesa. Presi singolarmente, si tratta di piccoli istituti, attorno ai quali, però, ruota un certo numero di fedeli.


Il gruppo più numeroso sembra essere quello della fraternità sacerdotale di San Pietro, che conta una trentina di case negli Stati Uniti d'America, una ventina in Francia, poi alcune altre in Austria, Germania, Canada, Svizzera, Belgio. A Roma nel 2008 è stata affidata alla fraternità una parrocchia personale per i fedeli che preferiscono il rito di Pio V: come loro centro è stata designata la chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini. Gli altri istituti sono di entità molto minore, a eccezione dell'istituto Cristo Re sommo sacerdote, presente in una cinquantina di diocesi con circa 70 sacerdoti.


In ogni caso, è difficile quantificare il numero di coloro che in vario modo sono sottoposti alla "Ecclesia Dei". Si parla di circa 370 sacerdoti, 200 religiose, un centinaio di religiosi non sacerdoti, circa 300 seminaristi e alcune centinaia di migliaia di fedeli.


Come risulta da questi dati, la "Ecclesia Dei" è stata a volte molto rapida nel concedere l'approvazione pontificia a istituti che desideravano rientrare nella Chiesa. E questo modo di operare appare chiaramente se raffrontato con la prassi della congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, che attende parecchi anni prima di concedere l'approvazione pontificia a un istituto.


Il modo con cui queste istituzioni sono state approvate è altrettanto significativo ed è chiaramente espresso nei documenti relativi.


Erigendo l'amministrazione apostolica personale San Giovanni Maria Vianney, nel 2002, la congregazione per i vescovi concedeva la facoltà di celebrare l'eucarestia, gli altri sacramenti e la liturgia delle ore secondo il rito codificato da Pio V e con gli adattamenti introdotti sino al 1963 col pontificato di Giovanni XXIII.


Approvando nel 2008 l'istituto Cristo Re sommo sacerdote, la "Ecclesia Dei" lo presentava come una società di preti che si proponevano di celebrare "decore ac sanctitate cultus liturgici secundum formam extraordinariam Ritus Romani".


E sempre nel 2008 la commissione concedeva all'abbazia trappista di Mariawald, in Germania, un ritorno completo alla liturgia in uso nell'ordine trappista sino al 1963-1964.


Il diverso regime appare ancor più evidente se si tiene conto che questi istituti, elencati nell'Annuario Pontificio, dipendono unicamente dalla "Ecclesia Dei", anche se per la loro erezione di diritto pontificio si richiede di sentire il prefetto della congregazione per gli istituti di vita consacrata e per le società di vita apostolica.


Due documenti di Benedetto XVI hanno precisato l'ambito di azione della "Ecclesia Dei" e la vita di coloro che si sentono legati all'antico rito della Chiesa.


Nel motu proprio "Summorum Pontificum", del 7 luglio 2007, il papa afferma che il messale di Paolo VI è espressione ordinaria della preghiera della Chiesa cattolica di rito latino, mentre quello edito da Giovanni XXIII ne è espressione straordinaria. Le due forme dell'unico rito latino, cioè, non sono più considerate l'una in sostituzione dell'altra. Di conseguenza, l'uso del messale romano nella edizione del 1962 viene liberalizzato e regolamentato secondo le disposizioni normative del "Summorum Pontificum". Tutti i sacerdoti che lo desiderano possono celebrare secondo l'antico rito senza bisogno di alcun permesso. E anche gli istituti religiosi possono celebrare seguendo il messale romano anteriore, con il consenso dei loro superiori maggiori se si tratta di una celebrazione abituale o permanente. L'effetto di queste misure, certamente voluto, è di non contrapporre il messale risalente a Pio V a quello di Paolo VI o viceversa – facendone un elemento di frizione – ma di considerarli due forme dell'unico rito.


Il secondo documento è la lettera apostolica motu proprio "Ecclesiae unitatem", del 2 luglio 2009, con la quale il pontefice ha collegato strettamente la "Ecclesia Dei" alla congregazione per la dottrina della fede. Questo aggiornamento della sua struttura è finalizzato ad adattare la pontificia commissione alla nuova situazione creatasi con la remissione della scomunica – avvenuta il 21 gennaio 2009 – ai quattro vescovi consacrati da monsignor Lefebvre. Poiché i problemi in vista della ricomposizione della divisione della fraternità sacerdotale San Pio X sono di natura essenzialmente dottrinale, Benedetto XVI ha deciso di ampliare le competenze della "Ecclesia Dei", subordinandola direttamente alla congregazione per la dottrina della fede.


(Da "L'Osservatore Romano" dell'11 maggio 2010).

Saturday, April 2, 2011

SSPX Delegation in Malta?


Rumours are continuing to circulate about a possible SSPX presence in Malta. Between 30th March and 1st April, a SSPX delegation allegedly was in Malta to discuss pending issues. The undersigned was informed that discussions will continue but it is still unclear whether an agreement has been reached or whether this presence was solicited by traditional Catholics in Malta with the approval of the Archdiocese of Malta.


Godwin