Il
Cardinale Poggi, una vita intera al servizio della gloriosa Tradizione
della Chiesa: “Non ho mai smesso di celebrare con il rito tridentino”
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Cardinale Luigi Poggi (1917 - 2010) |
di Bruno Volpe
CITTA’
DEL VATICANO - Ha 91 anni, ma conserva la lucidità e l’entusiasmo di un
ragazzino. Il Cardinale Luigi Poggi, già Archivista e Bibliotecario
della Santa Sede, è uno dei pochi porporati che, dopo la riforma
liturgica del Concilio Vaticano II, ha continuato a celebrare la Santa
Messa con il rito tridentino in latino di San Pio V.
Eminenza, ci consenta una provocazione amichevole: perchè non si è adeguato alla riforma?
“Scusi,
ma perchè mi pone questa domanda? Io ho sempre celebrato secondo il
Messale di San Pio V che, è bene ricordarlo, il Concilio Vaticano II non
ha mai abrogato”.
Rimoduliamo il quesito: perchè ha scelto di continuare con il rito di San Pio V?
“Così
va già meglio. Allora: nessuno, e sottolineo nessuno, è autorizzato a
cancellare la tradizione della Chiesa, tantomeno il Concilio Vaticano
II, cui va, sia ben chiaro, tutto il mio rispetto. Ma, lo sottolineo
ancora una volta, quel Concilio non ha sostituito il rito tridentino ma
ne ha semplicemente aggiunto un altro. Se poi alcuni Vescovi o ‘Pastori
zelanti’, hanno pensato che il Novus Ordo abrogasse il Vetus Ordo, hanno
sbagliato di grosso”.
Sappiamo che della Messa di San Pio V Le piacciono i silenzi, il guardare a Dio, alla Croce…
“Come
potrebbe essere altrimenti? Molti sbagliano e analizzano il problema
riducendolo alla posizione del celebrante. Da nessuna parte è scritto
che il sacerdote debba rivolgersi ad Oriente, ma mi sembra comunque la
posizione più corretta e teologicamente convincente. Il sacerdote non è
il protagonista della Celebrazione Eucaristica, ma parla a nome di
Cristo, quindi guarda alla Croce e al sole che sorge, cioè al Verbo”.
Introibo ad altare Dei…
“Bellissima
formula, che dà pienamente la sensazione e l’idea di una processione,
di un divenire, dell’indegnità dell’uomo ad accostarsi al Sacrificio
Divino; ma mi piace sottolineare maggiormente il secondo passaggio…”.
Ci dica.
“Qui
laetificat juventutem meam. Non è un ritornello senza idee, ma
testimonia la giovinezza di Dio e la sua immensa misericordia; la
misericordia del Padre che rinnova nella fede i suoi figli donando la
gioventù e la freschezza di chi crede. Ecco, il rito tridentino
contempla un Dio giovane ed evidenzia la bellezza di una fede spontanea.
Come dire, quella Messa contiene elementi purtroppo trascurati nella
visione razionalista del Novus Ordo: la capacità di stupirsi, il mistero
e la trascendenza”.
Qualche studioso, religioso e persino rabbino ha parlato di rito antisemita.
“Guardi,
di inesattezze ne ho sentite molte, ma questa le supera davvero tutte.
Il rito tridentino non vuole offendere i giudei, ma ne invoca
semplicemente la conversione. Tanto più che, con estremo buon senso, il
Papa Benedetto XVI ha rivisto la preghiera del Venerdì Santo, auspicando
e ribadendo la richiesta di conversione degli ebrei. A tal proposito,
mi permetto di affermare che ogni cristiano è chiamato a convertire chi
non crede in Cristo. D’altro canto, che c’è di male?”.
Cardinale Poggi, intanto sembra sempre più vicina la pace ufficiale tra la Chiesa di Roma e i lefebvriani.
“Auguro vivamente che ciò possa accadere quanto prima: non ha senso vivere da separati”.
Eminenza, ma Lei a 91 anni si sente giovane?
“Certo. Con un Dio che ‘laetificat juventutem meam’ come non potrei…?”.
(Source: Petrus - 2008)