Saturday, January 12, 2013

Non ho mai smesso di celebrare con il rito tridentino

Il Cardinale Poggi, una vita intera al servizio della gloriosa Tradizione della Chiesa: “Non ho mai smesso di celebrare con il rito tridentino”
 
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Cardinale Luigi Poggi (1917 - 2010)

di Bruno Volpe


CITTA’ DEL VATICANO - Ha 91 anni, ma conserva la lucidità e l’entusiasmo di un ragazzino. Il Cardinale Luigi Poggi, già Archivista e Bibliotecario della Santa Sede, è uno dei pochi porporati che, dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, ha continuato a celebrare la Santa Messa con il rito tridentino in latino di San Pio V.

Eminenza, ci consenta una provocazione amichevole: perchè non si è adeguato alla riforma?

“Scusi, ma perchè mi pone questa domanda? Io ho sempre celebrato secondo il Messale di San Pio V che, è bene ricordarlo, il Concilio Vaticano II non ha mai abrogato”.

Rimoduliamo il quesito: perchè ha scelto di continuare con il rito di San Pio V?

“Così va già meglio. Allora: nessuno, e sottolineo nessuno, è autorizzato a cancellare la tradizione della Chiesa, tantomeno il Concilio Vaticano II, cui va, sia ben chiaro, tutto il mio rispetto. Ma, lo sottolineo ancora una volta, quel Concilio non ha sostituito il rito tridentino ma ne ha semplicemente aggiunto un altro. Se poi alcuni Vescovi o ‘Pastori zelanti’, hanno pensato che il Novus Ordo abrogasse il Vetus Ordo, hanno sbagliato di grosso”.

Sappiamo che della Messa di San Pio V Le piacciono i silenzi, il guardare a Dio, alla Croce…

“Come potrebbe essere altrimenti? Molti sbagliano e analizzano il problema riducendolo alla posizione del celebrante. Da nessuna parte è scritto che il sacerdote debba rivolgersi ad Oriente, ma mi sembra comunque la posizione più corretta e teologicamente convincente. Il sacerdote non è il protagonista della Celebrazione Eucaristica, ma parla a nome di Cristo, quindi guarda alla Croce e al sole che sorge, cioè al Verbo”.

Introibo ad altare Dei…

“Bellissima formula, che dà pienamente la sensazione e l’idea di una processione, di un divenire, dell’indegnità dell’uomo ad accostarsi al Sacrificio Divino; ma mi piace sottolineare maggiormente il secondo passaggio…”.

Ci dica.

Qui laetificat juventutem meam. Non è un ritornello senza idee, ma testimonia la giovinezza di Dio e la sua immensa misericordia; la misericordia del Padre che rinnova nella fede i suoi figli donando la gioventù e la freschezza di chi crede. Ecco, il rito tridentino contempla un Dio giovane ed evidenzia la bellezza di una fede spontanea. Come dire, quella Messa contiene elementi purtroppo trascurati nella visione razionalista del Novus Ordo: la capacità di stupirsi, il mistero e la trascendenza”.

Qualche studioso, religioso e persino rabbino ha parlato di rito antisemita.

“Guardi, di inesattezze ne ho sentite molte, ma questa le supera davvero tutte. Il rito tridentino non vuole offendere i giudei, ma ne invoca semplicemente la conversione. Tanto più che, con estremo buon senso, il Papa Benedetto XVI ha rivisto la preghiera del Venerdì Santo, auspicando e ribadendo la richiesta di conversione degli ebrei. A tal proposito, mi permetto di affermare che ogni cristiano è chiamato a convertire chi non crede in Cristo. D’altro canto, che c’è di male?”.

Cardinale Poggi, intanto sembra sempre più vicina la pace ufficiale tra la Chiesa di Roma e i lefebvriani.

“Auguro vivamente che ciò possa accadere quanto prima: non ha senso vivere da separati”.

Eminenza, ma Lei a 91 anni si sente giovane?
 

“Certo. Con un Dio che ‘laetificat juventutem meam’ come non potrei…?”.

(Source: Petrus - 2008)

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