Che cosa dice l'«Agenda Martini» a proposito del profilo del nuovo Papa?
a) Deve essere un ottimista
come Giovanni XXIII: non difendere ciò che è antiquato, ma aprire le
porte della Chiesa al nuovo. Deve avere molta comprensione umana e
fiducia nel futuro.
b) Deve avere amore come
Paolo VI: Forse aveva un eccessivo timore delle possibilità offerte
dalla tecnologia, dalla medicina e dalla libertà sociale, ma era una
preoccupazione per l'uomo, come amava sottolineare il cardinal Martini
quando criticava l'Enciclica Humanae Vitae. Lo poteva testimoniare egli
stesso, poiché Paolo VI lo invitava spesso come un amico, a discutere
di questioni bibliche.
c) Deve essere deciso come
Giovanni Paolo II: Il cardinal Martini raccontava che il Papa polacco
aveva nominato lui, originario di Torino, arcivescovo di Milano, senza
ascoltare le obiezioni. Aveva deciso e basta. Con la sua forza riusciva a
muovere molte cose in Vaticano e nella politica ecclesiastica. Una
forza che ha fatto addirittura crollare la cortina di ferro.
d) Deve costruire su ciò che ha fatto Benedetto XVI: che
voleva preservare la Chiesa dai pericoli, voleva tenere tutti nella
comunità ecclesiastica, anche la Fraternità San Pio X. Puntava sulle
élite, che vedeva nei nuovi movimenti. Ora ci vuole l'agere contra,
un movimento rivolto alle parrocchie, la rivalutazione delle chiese
locali e l'ascolto del mondo intero, come coraggiosamente faceva il
cardinal Martini. Benedetto XVI nel suo clericalismo era spinto da forze
centripete, ora occorrono energie centrifughe. Con un vescovo
proveniente dal Nuovo Mondo, dall'Africa o dalle Filippine, lo Spirito
Santo ci può sorprendere più che con un difensore del Vecchio Mondo.
Quanto deve essere giovane, straniero, sfrontato o di colore oggi uno
strumento dello Spirito Santo?
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